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FONTI E DOCUMENTI DI RIFERIMENTO |
| FTA | DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA |
| | FTAX | genere | fotografia allegata |
| | FTAP | tipo | digitale |
| | FTAA | autore | Fiorillo Laura |
| | FTAD | data | 2012/05/28 |
| | FTAE | ente proprietario | Comune di Venezia |
| | FTAN | codice identificativo | ..\foto\13\2012_05_28\foto_dettaglio.jpg (00013_A.JPG) |
| | FTAT | note | Foto dettaglio |
| | FTAX | genere | fotografia allegata |
| | FTAP | tipo | digitale |
| | FTAA | autore | Fiorillo Laura |
| | FTAD | data | 2012/05/28 |
| | FTAE | ente proprietario | Comune di Venezia |
| | FTAN | codice identificativo | ..\foto\13\2012_05_28\foto_contesto.jpg (00013_B.JPG) |
| | FTAT | note | Foto contesto |
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| BIL | citazione completa |
| | BIL | citazione completa | Guglielmo Pepe (Squillace, 1783 - Torino, 1855) fu uno dei protagonisti dei moti napoletani del 1821. Condannato a morte, ebbe la pena tramutata in esilio. Rientrato a Napoli nel 1848, fu da re Ferdinando riconfermato nel grado di generale. Nello stesso aanno assunse il comando del corpo di spedizione napoletano che parteciperà alla Prima Guerra d'Indipendenza. A Bologna gli giunse l'ordine di re Ferdinando di ritirarsi dal conflitto. Pepe, disobbedendo, si recò con duemila uomini a Venezia, ove venne nominato generale in capo delle truppe di terra. Dopo la caduta della Repubblica, visse esiliato in Francia e, successivamente, a Torino, dove morì.
Enrico Cosenz (Gaeta, 1820 - Roma, 1898) fece parte del contigente di duemila uomini del generale Pepe, distinguendosi in particolare durante la difesa di Mestre e Marghera. Fece altresì parte del governo provvisorio della città come ispettore del primo circondario; caduta la Repubblica, riparò prima a Corfù, poi a a Malta, in Francia e infine a Genova. Seguì la spedizione dei Mille di Garibaldi in Sicilia, divenne nel 1870 Capo di Stato Maggiore del Regio esercito e nel 1897 senatore.
Carlo Mezzacapo (Capua, 1817 - Roma, 1905), Alfiere di artiglieria alla Ninziatella, si battè fieramente durante la difesa di Venezia. Dimostrò negli anni seguenti l'unificazione il proprio attaccamento a Casa Savoia, servendo in ordine Vittorio Emanuele II, Umberto I e Vittorio Emanuele III; per i suoi meriti fu insignito dell'Ordine Supremo della Ss. Annunziata ed eletto senatore. Nel 1866 fu nominato comandante generale a Venezia, ricoprendo anche la carica di presidente del Tribunale supremo di Guerra e Marina.
Cesare Rossarol (Roma, 1809 - Venezia, 1849) prese parte insieme al padre (generale dell'esercito borbonico) ai moti del 1821, seguendolo poi in esilio in Spagna e in Grecia. Tornato a Napoli entrò nel 1830 nell'esercito reale in qualità di soldato semplice di cavalleria, progettando poi insieme ad alcuni commilitoni un attentato allo stesso re Ferdinando. Scoperto, fu condannato a morte ma in secondo luogo amnistiato. Seguì il generale Pepe nella difesa di Venezia, perdendo la vita durante gli scontri presso Forte Marghera.
Girolamo Ulloa (Napoli, 1810 - Firenze, 1891), milite e saggista, ottenne il grado di primo colonnello e poi quello di generale di brigata durante l'assedio di Venezia. Caduta la città, si recò in esilio a Parigi con Daniele Manin, aderendo nel 1857 alla Società Nazionale, favorevole all'unificazione dell'Italia sotto i Savoia. Partecipò alla seconda guerra d'indipendenza affiancando con una divisione di volontari toscani il quinto corpo d'armata francese sotto il comando del principe Gerolamo Bonaparte. Sospettato di appoggiare le mire espansionistiche dei francesi, fu infine costretto a dimettersi dall'esercito. Il ritorno in seno al Regno delle due Sicilie non fece altro che rimetterlo in cattiva luce agli occhi degli indipendentisti e del governo piemontese, costringendolo a riparare a Roma. Solo nel 1866 potè ufficialmente entrare nel neonato Regno d'Italia, stabilendosi appartato a Firenze ove morì. |
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