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Archivio del Ricordo | Videointervista a Sergio Brcic
 
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    scheda 469
UBICAZIONE
Fondo Sergio Brcic
 
OGGETTO
Definizione dell’oggetto Videointervista
Categoria Letteratura orale non formalizzata
Voce Maschile
 
DESCRIZIONE
Informatore Sergio Brcic
Soggetti Alleghe – Assistenza ai profughi istriani fiumani dalmati – Armistizio 8 settmbre –Bombardamenti aerei durante la seconda guerra mondiale a Zara – Campi profughi a Venezia – Centro raccolta profughi caserma “Cornoldi” a Venezia - Dalmazia – Diritto di opzione per la cittadinanza italiana – Esodo da Zara – Esodo istriano fiumano dalmata a Venezia – Fascismo di confine – Guerra mondiale 1939-1945 – Impero austro-ungarico – Piroscafo Sansego – Pesca in Adriatico – Profughi istriani fiumani dalmati - Profughi istriani fiumani dalmati a Venezia – Rapporti tra popolazione italiana e popolazione slava nella Dalmazia – Sfollamento durante la seconda guerra mondiale da Zara –Zadar - Zara
Descrizione del bene Sergio Brcic nasce a Zara nel 1930, da una famiglia di origine serba di religione serbo-ortodossa. La famiglia aveva un’attività commerciale (due negozi nel centro di Zara e una produzione di lavande, brillantine ecc. ) e abitava in Val di Bora, in una villa costruita dal nonno e ricostruita dal padre. Appassionato di barche e di pesca, il padre fonda a Zara nel 1938 il Circolo della Vela. Il testimone dice di essere vissuto “tra le due guerre in una città ricca, culturalmente molto elevata”: per quanto piccola, a Zara c’erano tre cinema e un teatro lirico. La convivenza tra culture diverse è messa in crisi dall’arrivo del fascismo. Il testimone racconta di una serie di episodi e alcune tecniche di pesca. Essendo la città punto franco una serie di attività commerciali possono prosperare, in particolare il testimone si sofferma sulle antiche industrie di liquori: Drioli, Luxardo e Vlahov. Racconta inoltre delle lingue parlate a casa, mentre la gioventù zaratina parlava solo italiano, in casa Brcic si parlava il dialetto zaratino, l’ italiano, il serbo-croato, e il tedesco come ex cittadini dell’impero austroungarico. Sergio ricorda la chiesa ortodossa di Sant’Elia a Zara, e le funzioni in glagolitico. Ricorda ancora anche che tra i primi effetti dell’entrata in guerra dell’Italia ci furono gli sfollamenti obbligatori, il primo il 3 aprile 1941 verso Ancona. Nell’estate del 1943 per paura dei bombardamenti il padre decide di allontanare la famiglia da Zara, che parte per le Dolomiti. Arrivano ad Alleghe il 29 giugno 1943, pensando di restarvi fino alla fine della guerra e di rientrare. Non ricevono più notizia del padre che era rimasto solo a Zara, fino al ricevimento di un telegramma “tutti salvi” relativo al bombardamento del 28 novembre di cui non sapevano nulla. L’ 8 settembre sento messaggio dell’armistizio alla radio e sorge una piccola speranza che si rivelerà vana. Le notizie da Zara sempre più drammatiche, arriva una lettera del padre che avvisa che la casa è stata bombardata. Nel settembre si trasferiscono con la madre a Venezia per poter frequentare le scuole, ma il comando tedesco “recluta” tutti gli uomini dai 15 ai 40 per lavori. Vengono portati a scavare fossati anticarro a Marghera. Il padre spaventato dai bombardamenti di Zara, scrive alla madre di andar via, temendo bombardassero anche Venezia. Il padre dopo l’ultimo bombardamento del 3 marzo 1944, andati persi negozi e magazzini, con l’ultimo viaggio del Sansego, arriva a Venezia e quindi ad Alleghe. La famiglia si trasferisce a Venezia per la scuola e perché il padre spera di trovare lavoro. Per la situazione ancora economicamente ancora precaria vanno a prendere il cibo alla caserma Cornoldi. Il padre, sperando di tornare a Zara alla fine della guerra, manda Sergio a studiare croato, intuendo che la nuova amministrazione non sarebbe stata italiana. Le speranze presto svaniscono, la città è distrutta. Avendo optato per la cittadinanza italiana ricevono aiuto dall’ANVGD nazionale e dall’UNRRA per il vestiario. Il padre riesce a trovare lavoro presso l’amico Drioli che riavvia la fabbrica di liquori a Mira, nel 1948 affittano un appartamento a Venezia. Intraprende gli studi di ingegneria all’università di Padova, ma abbandona gli studi e nel 1957 trova lavoro a Porto Marghera. A Venezia frequentava il campo profughi Marco Foscarini, dove praticava sport. Si frequentavano molto tra esuli, perché i ragazzi veneziani “non avevano il nostro spirito” innanzitutto l’amore per il mare, i veneziani invece amavano più la montagna, e la tradizione della musica, in particolare dei cori. L’accoglienza comunque in genere è buona a parte un episodio poco piacevole agli Alberoni. Dal 1961, quando ritorna, in viaggio di nozze, per la prima volta a Zara, torna ogni anno, anche per curare la secolare tomba di famiglia.
Occasione Progetto per la raccolta delle testimonianze dell'esodo giuliano-dalmata a cura del Comune di Venezia, ANGVD, ANPI, Iveser, rEsistenze
Luogo ripresa Italia, Veneto, VE, Venezia - Mestre, interno giorno, abitazione Segio Brcic
Data ripresa 28/10/2013 12/11/2013
 
DATI TECNICI
Durata 1.57.02
Colore colore
Lingua italiana
Rilevatore Antonella Scarpa
Redattore Videointervista a cura del Servizio Videocomunicazione
 
RELAZIONI DIRETTE
scheda AUT Biografia di Sergio Brcic
scheda F  Fondo Sergio Brcic



 

data creazione: 14 febbraio 2014

 
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