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Verifica 8+1 | Riflessione di Riccardo Caldura
Archivio Verifica 8+1

Per una riflessione sui linguaggi della modernità a Mestre: Verifica 8+1 (1978-2008)

di Riccardo Caldura

Non sono molti gli aspetti della ricerca artistica contemporanea che hanno coinvolto direttamente la terraferma veneziana, e Mestre in particolare. Può sembrare una contraddizione, trattandosi di quella parte del Comune di Venezia che si vorrebbe esplicitamente vocata alla contemporaneità proprio per la sua storia recente, e per le grandi trasformazioni avvenute nella seconda metà del novecento.

Una contraddizione a cui si è posto rimedio negli ultimi anni con tre interventi strutturali di scala diversa, ma tutti esplicitamente rivolti alla fruizione pubblica:

  • l'apertura nel 1998 di uno spazio comunale per l'arte contemporanea, fin dal nome stesso: Galleria Contemporaneo, rilanciata nel 2006 grazie ad una programmazione tutta incentrata sulle ricerche più attuali, - però purtroppo, segno di una contraddizione che non sembra venir meno, il 2010 ha visto la cessione della storica sede della Galleria - ;
  • una grande struttura culturale polivalente, il Centro Culturale Candiani, inaugurato nel 2001;
  • il configurarsi di un Museo del Novecento che si presenta come una novità assoluta anche a livello nazionale: l'M9 la cui apertura è prevista per il 2014.

Ma se almeno di recente, pur se con delle contraddizioni alle quali si è fatto cenno, qualcosa sembra essere cambiato, in realtà l'effettivo ruolo produttivo svolto dalla terraferma veneziana nell'ambito delle arti risulta essere per forza di cose molto ridotto a causa di una pluridecennale assenza di strutture pubbliche a vocazione prettamente espositiva, o a valenza museale: nessuna istituzione che abbia scopi di conservazione e promozione è presente in terraferma a fronte delle quarantadue che conta il centro storico. A questo vuoto è corrisposta una effettiva difficoltà nel formarsi ed operare di soggetti privati di respiro non solo locale (gallerie, fondazioni ect).

Considerando i limiti dati da questa situazione è dunque da encomiare e rivalutare completamente lo sforzo fatto da un piccolo spazio privato, voluto da una associazione di artisti, che per un trentennio ha continuato ad operare con qualità e costanza proprio nel settore dell'arte contemporanea, mantenendosi fedele al proprio mandato fondativo, cioè l'assenza di fini di lucro, il rivolgersi alla ricerca visiva meno legata alle sole dinamiche del mercato dell'arte, l'attenzione anche alle ricadute educative: "convinti che anzitutto ai giovani bisogna fornire gli strumenti per una corretta lettura del proprio tempo, anche nelle sue espressioni artistiche" (S.Gobbo).



Nell'aprile del 1978, al pianoterra di una palazzina sita nella zona centrale di Mestre, nasce l'Associazione Verifica 8+1. Inaugura la sua attività con una mostra collettiva dei soci fondatori, una sorta di antefatto che chiarisce le poetiche e gli intenti, anche formali, della ricerca del gruppo. Segue una non meno indicativa mostra personale, la prima della serie, dedicata emblematicamente a Bruno Munari, al quale si deve il disegno del logo stesso dell'associazione. Dalla primavera del 1978 fino al 2008 il piccolo centro mestrino continuerà la sua programmazione, senza soluzioni di continuità, producendo qualcosa come 254 esposizioni fra collettive e personali.

Grazie a questa attività è venuto formandosi una cospicua collezione di circa 450 opere, che sono state donate alla Biblioteca Civica di Mestre. Una mostra tenutasi al Centro Culturale Candiani dal 12 febbraio al 28 marzo 2010, EXPERIMENTA - Autogestione e sperimentazione artistica: il caso Verifica 8+1, ha presentato al pubblico la parte forse più rilevante della collezione, e ha aperto il problema di una rilettura complessiva dell'attività svolta dal gruppo, così da comprenderne in maniera più approfondita gli intenti, le scelte, i criteri operativi, nonché le relazioni con il contesto nel quale ha operato.



Il nome stesso è assai indicativo: Verifica, con un'evidente mutuazione del linguaggio tecnico o scientifico, che indica l'intento essenzialmente sperimentale del gruppo, composto originariamente da otto artisti - Aldo Boschin, Sara Campesan, Franco Costalonga, Nadia Costantini, Maria Teresa Onofri, Nino Ovan, Maria Pia Fanna Roncoroni, Rolando Strati - e da una curatrice/organizzatrice, Sofia Gobbo, legata invece all'esperienza didattica sia come insegnante che come preside d'istituto. A questo nucleo originario si aggiungeranno ben presto Marisa Bandiera Cerantola, Fernanda Perdon, Celestino Facchin.

Altri ingressi avverranno negli anni successivi mantenendosi comunque una distinzione fra i soci fondatori e l'ingresso di nuove componenti, i soci ordinari, fra i quali, insieme ai tre già nominati, saranno da annoverare Renato De Santi, Riziero Giunti, Luciano Rizzardi.



Oltre alla serrata attività espositiva svolta in sede, i membri dell'associazione hanno organizzato anche diverse esposizioni collettive, sia in Italia che all'estero (in particolare in Slovacchia e in Venezuela).

Questa dimensione non solo cittadina del proprio operare e la rete di collaborazioni intessute dal sodalizio fin dall'inizio della sua attività, emergono chiaramente in una rara pubblicazione delle Edizioni studio d'arte IL Moro (Firenze, 1980). Si tratta della 1^ rassegna dei gruppi autogestiti in Italia, che conta la presenza di quattordici gruppi artistici, sparsi in tutto il territorio nazionale, fra cui appunto Verifica 8+1 per l'area veneziana. Rilevava Eugenio Miccini nella prefazione del volume come "Autogestione" fosse una parola forse "passata di moda", ma non lo era certo "la sua pratica.

Del resto, mi sembra assai giusto che il lavoro artistico, che per sua natura ha una destinazione sociale, non resti segreto o segregato". E puntualizzava: "autogestione significa quasi sempre autofinanziamento". E' un punto importante per capire l'operare di quei sodalizi, e dunque anche di Verifica 8+1: l'indipendenza completa nelle scelte espositive andava di pari passo con l'autosostenersi delle attività senza poter accedere a qualsivoglia forma di sostegno pubblico, con tutte le difficoltà che questo comporta, compresa non di rado quella "disperazione non rassegnata che è ormai diventata di necessità virtù" (ivi).

Se questa pubblicazione rappresenta già, grazie anche ad una esauriente introduzione a firma Simone Viani, una prima valida testimonianza del lavoro che il gruppo stava svolgendo nei primissimi anni, le altre due pubblicazioni che seguiranno costituiscono degli strumenti indispensabili per comprendere il percorso dell'associazione mestrina. Ci si riferisce al volume editato in occasione del decennale di attività: 78-'88. 8+1=10! 10 anni alla ricerca dell'arte. Immagine, parola, musica: l'esperienza di 139 operatori italiani e stranieri, che presenta una panoramica di quanto realizzato fino al maggio del 1988 mediante sintetiche schede critiche dei singoli eventi espositivi.

Analoga indispensabile funzione documentativa viene svolta dal secondo volume, che celebra il ventennale dell'attività. Medesimo il sottotitolo mentre cambia il risultato dell'addizione: 8+1=20! Il volume, dall'impianto simile al precedente (repertorio di tutte le mostre e brevi schede critiche), viene stampato in occasione della mostra collettiva organizzata dal gruppo presso i locali della Galleria Contemporaneo, seconda esposizione dell'allora nuovo spazio per le arti della terraferma, dopo l'ampia personale di apertura dedicata ad Alberto Viani.



Vi sono delle linee costanti nella programmazione che pur non esplicitandosi in un vero e proprio manifesto di intenti, comunque rivelano inequivocabilmente il situarsi del sodalizio mestrino sul piano dell'analisi del linguaggio formale dell'arte, sugli aspetti di costruzione analitica dell'immagine, e dunque sulle sue logiche interne, prestando particolare attenzione alle ricadute nell'ambito della percezione visiva. Costruire una immagine, partendo dai suoi elementi basilari, e da tale costruzione aprire ad una nuova modalità di percezione dell'opera, permette vengano messe in gioco anche le relazioni con la società civile e l'ambiente collettivo nel quale viviamo, in particolare quello rappresentato dallo spazio urbano.

Anche per questo l'aspetto educativo e didattico, costantemente richiamato nelle diverse iniziative rivolte alle scuole, ha avuto un compito assai significativo per le attività del gruppo, compito che poteva essere svolto solo se si presuppone l'arte abbia la concreta capacità di rinnovare non solo se stessa, ma anche la visione delle cose, stimolando ognuno di noi a prestare attenzione critica al contesto e alle situazioni in cui vive immerso.

Lo ha ben evidenziato Attilio Marcolli - artista, architetto, docente di fama internazionale e autore di diversi volumi fra cui "Teoria del campo - Corso di educazione visiva", scomparso a Milano nel giugno 2010 - in uno dei testi critici presenti nella pubblicazione per il decennale di attività: "Certo nessun artista, come nessuna persona, vive in una condizione di immunità; tuttavia la maggior parte degli artisti che hanno esposto la loro opera nel centro ricerche di Venezia-Mestre sono artisti che hanno posto la percezione come la condizione base dell'immaginazione, ovvero del conoscere e del pensare mediante il pensiero visivo, della progettualità della mente.

E, come la storia insegna, ricercare le qualità dello spazio-visione è sempre porre l'ipotesi di una nuova urbanistica, di un nuovo territorio, di una nuova progettualità". Si può intravedere nell'operatività di Verifica 8+1, il mantenersi di una positiva sottotraccia 'utopica' che compete a quella ascendenza nobile del modernismo a cui il sodalizio evidentemente si richiama. Sottotraccia che dal Bauhaus e dal Costruttivismo arriva alla scuola di Ulm, al Movimento Arte Concreta fondato da Gillo Dorfles, al Group Recherche d'Art Visuelle (GRAV, e la seconda personale di Verifica è dedicata a Horacio Garcia Rossi), fino all'esperienza del già nominato Bruno Munari e alle ricerche del centro Sincron di Brescia, nonché del gruppo N di Padova fondato da Alberto Biasi, anch'egli presente fin dalle primissime mostre nella programmazione dello spazio mestrino.

Spazio che dunque non si configura affatto come genericamente aperto all'arte; in questo senso difficilmente avremmo potuto incontrare nei vari appuntamenti lungo un trentennio ricerche legate all'espressionismo o al neoespressionismo astratto, e ancora meno ricerche legate ai vari realismi/neorealismi pittorici, o alle declinazioni dell'immaginario trans avanguardista, pur se il gruppo opera proprio dalla fine degli anni '70. Se è vero che, come scriveva Simone Viani, i soci fondatori "non hanno assunto l'immagine operativa del 'gruppo' della condivisione di una univoca poetica o del progetto di fondazione estetica di un linguaggio comune", mantenendo dunque "esiti linguistici differenziatissimi, sia sul piano concettuale sia sul piano della metodologia formale" è altrettanto vero che "nella maggioranza, gli artisti provengono dalla ricerca concreta o strutturale".

Ed è anche grazie a questa provenienza che si possono intravedere i criteri della programmazione, i 'sottoinsiemi' tematici che permettono di raggruppare le varie scelte di volta in volta operate e lo stesso comporsi nel tempo della collezione.



Da queste premesse discende di conseguenza, e vale come osservazione in generale, che non si tratta di una programmazione, e dunque nemmeno di una collezione, a base locale. La presenza di artisti operanti nel veneziano non è affatto preponderante rispetto ad artisti provenienti dalla più ampia area nordestina e italiana, così come è costante la presenza di rilevanti personalità straniere. Il nucleo più cospicuo di appuntamenti, e dunque di presenze e opere, riguarda le ricerche astratto-concrete. Con questo apparente ossimoro si intendono le ricerche attente alle condizioni formali che compongono l'immagine -al di là di ogni referenzialità mimetica e per questo 'astratte' - nei suoi elementi basici: colore, superficie, linea, strutturazione per forme primarie e griglie costruttive a valenza geometrica.

Questo processo astrattivo che sembra allontanare l'arte dalla realtà produce l'effetto contrario perché costringe gli artisti, e poi gli spettatori, ad occuparsi concretamente dei criteri di costruzione dell'immagine bidimensionale o del volume tridimensionale, con il necessario corollario riguardante il rapporto fra immagine statica e cinetica, e l'analisi delle condizioni percettive grazie alle quali avviene la visione dell'opera. A questo nucleo appartengono sia una parte cospicua delle produzioni dovute alle ricerche sviluppate dai soci fondatori e dai soci ordinari, sia un ampio repertorio di lavori proposti negli anni, comprendenti, oltre alle personalità a cui già si è fatto cenno, artisti di livello internazionale quali Julio Le Parc, Hans Georg Glattfelder, Eduardo Jonquiéres, Norbert Thomas, Giro Naito, Oscar Reutersvärd, Franco Grignani, Agostino Bonalumi, Sonia Delaunay, Koichi Kozuru, Oswaldo Subero, Maria Lai, Victor Simonetti fino alla più giovane Magdalena Fernandez Arriaga (presente nel padiglione del Venezuela alla 53^ Biennale d'arte di Venezia) a testimoniare, la Arriaga, di una continua attenzione verso la produzione sudamericana.

In questo senso è da sottolineare la presenza, fra gli artisti esposti, di Salvador Presta artista di origine italiana, ma con una lunga permanenza in Argentina, figura di spicco del movimento internazionale Madì (fondato da Carmelo Arden Quinn e altri a Buenos Aires nel 1944, la cui sigla è ricavata dalle prime due sillabe di 'Materialismo Dialettico'), il quale tornato in Italia fonderà a sua volta la sezione italiana del movimento di origine sudamericana. Fra i rappresentanti del Madì italiano presentati nello spazio mestrino, oltre a Presta, vi sono Gino Luggi, Elena Fia Fozzer, Reale F.Frangi, Gaetano Pinna, Giuseppe Minoretti.

Non solo le linee lunghe di una ricerca internazionale, e dei suoi echi italiani, trovano realizzazione espositiva nel centro mestrino, ma anche una costante attenzione verso le ricerche svolte, sul piano questa volta nazionale, da altri sodalizi artistici con analoghi intenti soprattutto operativi: il che sta a significare svincolati dal mercato dell'arte e attenti invece alla pura ricerca. Si viene così formando una rete di collaborazioni e scambi che vedono esposti nella sede di via Mazzini praticamente la maggior parte dei gruppi autogestiti attivi in Italia in quegli anni: dal gruppo torinese Ti.Zero (Giorgio Nelva, Mario Torchio, Clotilde Vitrotto, Mario Bonello), a quello bresciano Tre A (Marco Tancredi, Edoardo Stramacchia, Beppe Bonetti); dall'Atelier di Ricerca di Padova (Roberto Bordin, Luciano Cardin, Roberto Sgarbossa) al gruppo "Il Gabbiano" di La Spezia (Fernando Andolcetti, Cosimo Cimino, Mauro Manfredi, Clara Milani); dal Collettivo Studio D'Arte Il MORO di Firenze (Nadia Benelli, Mauro Bini, Paolo Favi, Fabrizio Gori, Bruno Pecchioli, Piero Viti) al Gruppo Portofranco di Livorno.

Queste ampie ricognizioni si accompagnano ad una non meno attenta rilevazione delle presenze più significative operanti nel territorio veneziano e nordestino lungo quella particolare lunghezza d'onda che caratterizza il lavoro di Verifica 8+1. Ecco allora le personali, solo per ricordarne alcune disseminate negli anni, di Gea D'Este, Guido Sartorelli, Bice Lazzari, Ferruccio Gard, Anna Maria Gelmi, l'artista e uno dei massimi teorici degli studi sulla percezione Gaetano Kanizsa, Marina Apollonio, Edoer Agostini, Luigi Viola, Sandi Renko fino ad artisti di un'altra generazione, e di un altro sentire, come Paola Ricci.



L'approccio rigoroso, ma mai 'ideologico' di Verifica 8+1 ha permesso l'apertura verso ambiti di ricerca non esclusivamente legati all'arte. D'altronde lo richiama la stessa specificazione dell'attività del gruppo ripresa nei sottotitoli delle due pubblicazioni, dove si trovano accostate ad immagine, parola e musica.

Il rapporto con la parola si esplica in particolare nelle diverse esposizioni di poesia visiva, presenza costante nella programmazione fin dagli esordi con incontri, reading, presentazioni di riviste e mostre personali dedicate a figure di spicco quali Vincenzo Accame, Adriano Spatola, Franco Verdi, Giò Ferri, Carlo Marcello Conti, Alfonso Lentini, Anna Guillot, Vitaldo Conte. Ha scritto assai puntualmente Giò Ferri in 8+1=10!: "Gli incontri di poeti, le letture, le esposizioni di poesia visiva e concreta, di foto-scrittura, le performances gestuali, il grafismo musicale, non sono stati perciò, in questi anni, eventi occasionali o riempitivi bensì "esperienza programmatica, così conseguente e produttiva, che pochi altri luoghi 'deputati' possono vantare".

Per questo si può ben comprendere come sia stato dato notevole rilievo all'incrocio fra apporti poetico-visivi e scrittura musicale. Dalla metà degli anni '80 si sono succedute nella programmazione, analogamente a quanto è successo per la poesia visiva, cioè non in modo occasionale, ma sistematico, diverse attività dedicate all'indagine delle diverse forme del linguaggio sonoro. Esempi ne sono stati la mostra Segno&Suono (1982) presentata da Giovanni Morelli, la collaborazione fra il poeta Brandolini D'Adda e il musicista Corrado Pasquotti (1986), il progetto Graffiti sonori (1985) di Nicola Cisternino insieme a Manuel Cecchinato e, anni dopo, le iniziative espositive all'interno della programmazione di più edizioni di Sonopolis: Per Luigi Nono. Progetto e strutture di teatro urbano a Savigny Platz Berlino 1988/89 di Leonardo Mosso (1992)¸ la mostra Suono e Silenzio, in collaborazione con la galleria "Il Gabbiano" di La Spezia e l'importante collettiva "O MESMO SOM" dedicata a Giacinto Scelsi (1998), in occasione dei dieci anni dalla scomparsa del compositore. In sintesi, riprendendo un passo di Cisternino incluso nel volume per il ventennale dell'attività del centro, non è davvero fuori luogo affermare che l'associazione Verifica 8+1: "ha svolto il prezioso compito di referente e soggetto vivo per tutto ciò che riguardava e riguarda gli aspetti visuali dell'esperienza musicale contemporanea".



La mole delle proposte succedutesi in un trentennio di intensa attività espositiva è difficilmente sintetizzabile nello spazio limitato di un testo; molti gli appuntamenti e le figure che, transitate nello spazio mestrino, meriterebbero ben altro approfondimento. Così come va segnalato un altro settore di intervento dell'attività del centro mestrino rappresentato dall'arte tessile, di cui vanno almeno ricordate le presenze dell'artista veneziana Wanda Casaril e della slovena Eta Sadar Breznik, di formazione architetto, nota per le sue tessiture tridimensionali.

Quanto qui scritto valga come prima indicazione di un lavoro ulteriore che sarà necessario svolgere negli anni a venire onde comprendere meglio la complessità e l'inaspettata ricchezza della produzione artistica contemporanea nell'area veneziana.


Archivio Verifica 8+1



(9 dicembre 2010)



 
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