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Montefibre
(soggetto produttore)
 
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Archivi della politica e dell'impresa del '900 veneziano


Tipologia del soggetto produttore

Ente

Forma autorizzata del nome

Montefibre

Precedenti denominazioni

- 1958: ACSA
- 1968: Châtillon
- 1972: Montefibre

Date di esistenza

- 1958

Storia

La costruzione dei primi impianti per la produzione di fibre sintetiche a Marghera ebbe inizio nel 1958 per iniziativa di ACSA, una società a partecipazione azionaria, ma soprattutto tecnica, dell'americana Chemstrand Corporation: quest'ultima aveva messo in commercio dal 1952 l'Acrilan, una fibra acrilica brevettata e di cui l'Edison ottenne la licenza di fabbricazione nel 1957. Nell'estate del 1958 iniziò la costruzione dei primi impianti nella futura Seconda Zona Nord con un numero di addetti pari a 48 operai.

Nei primi sei mesi dell'anno seguente entrarono in funzione il reparto per la produzione e il recupero del solvente e quelli di polimerizzazione e filatura di un polimero dell'acrilonitrile. L'11 giugno 1959 uscì dallo stabilimento la prima balla di fiocco acrilico. L'ampliamento del complesso continuò durante il 1960, facendo registrare un aumento della forza lavoro dai 362 addetti della fine del 1959 ai 555 del 1961, anno nel quale entrarono in esercizio le nuove unità produttive e ebbe inizio la fabbricazione della fibra Acrilan, denominata Leacril.

In questo primo momento la capacità di produzione si attestò sulle 6000 tonnellate annue e, grazie alla forte richiesta del mercato, la quantità prodotta raggiunse nel giro di pochi anni le 38.000 tonnellate, per aumentare ulteriormente fino alle 68.000 del 1969.

Nel frattempo avvenne un'importante trasformazione societaria, innescata nel 1966 dalla fusione della Montecatini con l'Edison. In questo stesso anno il nuovo colosso industriale acquisì l'intero controllo dell'ACSA, rilevando la quota di partecipazione appartenente all'americana Chemstrand.

Il passo successivo fu lo scioglimento dell'ACSA che confluì nella Châtillon. Quest'ultima, nata nel 1918 come azienda operante esclusivamente nel ramo dei tessili artificiali, era stata acquisita dall'Edison nel 1955 e dal 1957 venne avviata alla produzione anche di fibre sintetiche.

Parallelamente all'avvicendamento tra ACSA e Châtillon, nello stabilimento veneziano si realizzò una nuova struttura per la fabbricazione di una fibra vinilica, il Leavil, ottenuto dal cloruro di polivinile (PVC) che si produceva nei vicini impianti del Petrolchimico. L'esperimento ebbe però vita breve: entrato in funzione nel 1968, il reparto venne chiuso già nel 1976.

La fibra acrilica restò dunque il vero punto di forza, non solo dello stabilimento veneziano ma dell'intero comparto tessile della Montecatini-Edison, all'interno del quale condivideva il primato con le più "giovani" fibre polipropoleniche.

I buoni risultati complessivamente raggiunti allo scadere degli anni Sessanta non erano però sintomo di un’ ulteriore possibile espansione, bensì i segni evidenti di una imminente crisi di sovrapproduzione dovuta all'eccessivo sviluppo subìto dal settore durante l'ultimo decennio.

Per il gruppo industriale italiano, il 1969 rappresentò infatti un momento economicamente difficile, caratterizzato dalla crescita vertiginosa dei livelli produttivi ma anche dall'invecchiamento della struttura organizzativa e della dotazione funzionale, composta per lo più da impianti superati, quando non obsoleti.

Premessa al risanamento del comparto fu nel 1972 la costituzione in seno a Montecatini-Edison - da ora identificata con l'acronimo Montedison - della Montedison Fibre.

Il grande gruppo industriale, organizzato dal 1970 per divisioni produttive, decise di scorporare dalle proprie attività, e soprattutto dai propri bilanci, la Divisione Tessile trasformandola in società indipendente. L'operazione fu realizzata incorporando nella Chatillon le altre due aziende del ramo- la Rhodiatoce e la Polymer - e quindi trasformandola da Montedison Fibre in Montefibre Spa.

In tal modo, all'interno del Petrolchimico si venne a creare una prima suddivisione societaria per quanto la nuova struttura facesse comunque capo alla stessa holding. A queste manovre puramente finanziarie si accompagnarono altri interventi sulle attrezzature operative, finalizzati a formare grosse concentrazioni industriali per tipologia di prodotto in modo da evitare sovrapposizioni tra le attività di ciascuno stabilimento e puntare ad una decisa specializzazione funzionale dei singoli insediamenti sparsi sulla penisola.

Fu così che durante gli anni settanta l'impianto di Porto Marghera consolidò definitivamente la sua posizione di "roccaforte" della fibra acrilica, essendo l'unica struttura del gruppo dedicata a questa produzione. Malgrado la leadership, il momento storico restò buio, dominato dalla forte crisi petrolifera che costrinse ad un deciso ridimensionamento dell'utilizzo stesso degli impianti, bloccando la produzione ai livelli registrati nel 1969: 70.000 le tonnellate nel 1977 contro le 68.000 del 1969; il numero degli addetti, dopo la fase di crescita esponenziale, si attestò sulle 488 unità.

I successivi anni Ottanta si aprirono all'insegna di un'altra ristrutturazione, generata ancora una volta da motivi energetici - shock petrolifero del 1979 - e da un eccesso di produzione, di molto superiore al fabbisogno reale. Dopo essersi disimpegnata dalle fibre cellulosiche e in procinto di fare altrettanto con quelle poliammidiche (1983) - operazione che costò la chiusura di ben due stabilimenti - Montefibre si trasformò in holding nel 1981 con la creazione di quattro distinte società, una per ciascun ramo di attività: fibre acriliche, poliammidiche, acetato e viscosa, poliestere

A gestire lo stabilimento di Marghera fu la Società italiana prodotti acrilici che, in linea con gli accordi a scala europea, operò un ennesimo taglio di produzione, riducendola a 45.000 tonnellate (1983). A partire dal 1984, l'operazione di risanamento portò esiti positivi, quali l'aumento di produzione generato dalle maggiori esportazioni e una conseguente chiusura di bilancio in attivo.

Nel 1989 Montedison ed Enichimica ricostruirono Enimont, nella quale confluirono le attività delle due società nei rami fibre e polimeri. Alla Montefibre di Porto Marghera le prospettive di sviluppo, ma anche solo di consolidamento dei risultati raggiunti, rimasero ambigue. Il dato dominante che condizionò il futuro fu sempre quello di una capacità produttiva, su scala europea, troppo elevata rispetto alle necessità del mercato e alla capacità di assorbimento.

In questo scenario, la diversificazione delle produzioni e, dunque, l'impegno nella ricerca divennero importanti strumenti di rilancio. Andò in questa direzione la serie di investimenti avviata a Marghera allo scadere del decennio Ottanta. L'adeguamento e l'ammodernamento degli impianti, l'introduzione di innovazioni tecnologiche nel ciclo produttivo determinarono anche l'installazione di nuove linee di prodotto come quella per la fabbricazione della nuova fibra poliacrilonitrilica commercializzata con il marchio Ricem e impiegata tanto nell'edilizia - in sostituzione dell'amianto nella preparazione del fibrocemento - quanto nell'industria automobilistica per la realizzazione di materiali da frizione quali le pastiglie dei freni.

La risoluzione della vertenza Enimont portò infine Montefibre all'interno della "galassia" Enichem almeno fino al 1996, quando quest'ultima cedette la sua partecipazione - i due terzi dell'intero pacchetto azionario - alla società Finlane.

Redazione e revisione

Omar Favaro (2011)


 
Organizzazione data creazione: 15 febbraio 2012

 
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