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Cento anni di ciclismo a Venezia | Percorsi
 
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Ciclismo
CENTO ANNI DI CICLISMO A VENEZIA

In occasione del centenario del Giro d’Italia il Comune di Venezia, per celebrare l’evento con le Associazioni sportive e ciclistiche del Centro Storico, delle Isole e della Terraferma e con gli sportivi veneziani, ha promosso la raccolta di materiali fotografici e video che restituiscono gli eventi e la storia del ciclismo a Venezia, non solamente quelli connessi al rapporto esistente tra la più conosciuta gara nazionale e la nostra città come sede di 'tappa', ma anche e soprattutto quelli riguardanti lo sport veneziano non professionistico, con l’ambizione di contribuire alla ricostruzione, anche attraverso questi materiali, della storia sportiva e sociale del nostro territorio.

L’iniziativa è rivolta alle Società ciclistiche cittadine del veneziano che sono invitate a contribuire con le loro foto e filmati alla realizzazione della raccolta “CENTO ANNI DI CICLISMO A VENEZIA”, un grande archivio on-line di immagini e di testimonianze aperto alla consultazione di tutti.

Il progetto vuole evidenziare l’immagine più pura e genuina di questo sport, rappresentato  spesso da momenti di coraggio e di tenacia che hanno caratterizzato il ciclismo epico sin dalle origini, rendendolo da subito (sin cioè da fine ‘800) un evento collettivo e di aggregazione sociale.

Le società sportive e i loro iscritti, ma anche i giornali, ed in particolare il quotidiano Il Gazzettino, fondato pochi anni prima dell’avvento dello sport delle “due ruote”, hanno avuto il privilegio di essere testimoni diretti delle vicende collegate a questo sport e, grazie ai loro archivi e alle loro “memorie conservate”, hanno tenuto in serbo sino ad oggi la cronaca dei molti episodi e personaggi che hanno segnato la storia del ciclismo. E’ grazie a loro che questa raccolta iconografica ha potuto svilupparsi allo stato embrionale; successivamente si è potuta arricchire di quei documenti provenienti dall’Archivio storico del Comune di Venezia, in particolare attraverso la fornitura di copia digitale di quelle splendide foto provenienti dall’Archivio fotografico Giacomelli.

E’ sulla scorta di queste considerazioni che chiediamo a chiunque sia interessato a contribuire alla crescita di questo archivio, di fornirci copia digitale dei documenti e delle immagini fotografiche in loro possesso che siano particolarmente significative.

All’interno della raccolta “CENTO ANNI DI CICLISMO A VENEZIA” verrà riservata una pagina speciale a quelle Società ciclistiche, a quegli archivi o giornali che vogliano fornirci documentazione interessante ed utile allo sviluppo del progetto.


 
 
Consulta l'archivio attraverso i percorsi tematici

 

testi di Alberto Fiorin




Una vera rivoluzione copernicana è avvenuta nel mondo dei trasporti con l'invenzione della bicicletta, o velocipede. Si introducevano infatti due concetti nuovissimi: libertà e velocità. Si può a buon diritto affermare che il turismo moderno sia nato attorno al 1885 proprio grazie alle due ruote perché consentiva al tourista, al routier, la massima libertà di movimento, di scelta. Libertà perché ci si poteva muovere in piena autonomia, senza seccature di cocchieri da allertare o di cavalli da cambiare. Velocità perché ci si spostava così celermente come nessun altro mezzo di trasporto allora consentiva.

E il concetto di velocità era dichiarato esplicitamente da tutti i primi circoli di appassionati che sorsero in Italia col nome di Veloce Club. Così - tout court - senza alcuna specificazione o aggettivo.

A quel tempo eccitavano gli animi le sfide infinite - di centinaia e centinaia di chilometri - che duravano più giorni richiamando pubblico e stampa. Era quella l'unità di misura del ciclismo pionieristico, tappe di 300 e più chilometri, partenze di notte e arrivi sempre nelle tenebre, oppure corse come la Parigi-Brest-Parigi dall'incredibile distanza di 1200 chilometri. No stop. E con quelle biciclette, con quelle strade, senza cambi, senza asfalto... Del resto tutta la vita al tempo era impregnata dalla logica della fatica, e se in fabbrica gli operai lavoravano dieci, dodici, a volte anche quattordici ore al giorno, era assolutamente naturale che un ciclista ne pedalasse per almeno altrettante, e magari anche per qualcuna di più. Aveva almeno la fortuna di trovarsi all'aria aperta e non in un ambiente malsano e insalubre come quello dei primi opifici.

Ma la bicicletta non era solo sinonimo di sport agonistico: era anche e soprattutto un modo diverso di spostarsi, di muoversi, di visitare. Concesso a tutti, uomini e donne. Certo, le donne in bicicletta erano ancora viste, nel migliore dei casi, come una stravaganza, quando non una vera e propria eresia e offesa al pudore ma ciò non impedì che alcune si impossessassero di questo strumento di locomozione anche per ribadire la parità dei sessi, innestando nel velocipede una carica di suffragismo e di emancipazionismo che destò stupore e che contribuì non poco a cambiare il costume. Si cominciarono a vedere signore e signorine girare da sole su due ruote per le vie delle città, tra lo scandalo dei benpensanti. E addirittura si giunse al caso di Alfonsina Strada, che completò, unica "corridora" della storia, il Giro d'Italia ne 1924. Fece epoca.





Non poteva mancare all'appello, nonostante la peculiarità della città, il Veloce Club Veneziano - fondato il 25 febbraio 1894 - che si ritrovava nelle sale superiori della Birreria Bauer e che organizzava gite sociali, escursioni ma anche corse su strada e su pista, specificatamente nel velodromo dell'isola del Lido di Venezia, inaugurato in quello stesso anno, esattamente domenica 12 agosto 1894.

Ma dove infatti potersi esercitare in città, dato che era proibito pedalare ovunque, dal centro storico, alla Giudecca, al Lido? Era vietato perfino in quei Giardini Pubblici situati nella periferia estrema della città, in quella zona che diventerà da lì a pochi anni sede dell'Esposizione Internazionale d'Arte, o Biennale. Eppure all'interno di quegli stessi giardini era previsto che in determinati viali si potesse praticare l'equitazione! Ma non che si potesse pedalare!

Anche se alla Reale Società Canottieri Bucintoro venne in mente, nel 1890, di organizzare delle corse velocipedistiche in Piazza San Marco, straordinariamente illuminata a festa, per festeggiare il Convegno velocipedistico testé convocato. Ma all'ultimo momento, solo due giorni prima, le speranze di pedalare nel più straordinario velodromo naturale del mondo vennero frustrate: la questura le vietò e non se ne fece più nulla.

Anche al Lido era in teoria vietato circolare in bicicletta: divieti e trasgressioni segnarono l'accidentato percorso della bicicletta a Venezia, amata al punto tale che sorsero, nonostante tutte le difficoltà di circolazione, parecchie altre società come la Società Ciclisti Veneziani, la Società Ciclistica, la Società Ciclistica Pedale Veneziano, la Società Pro-Routier, la Società Incoraggiamento, il club Ciclistico Serenissima, la sezione ciclistica del Dopolavoro ferroviario di Venezia, la Società Ciclistica San Marco, la Pedivella Giudecchina (cioè addirittura una società insulare!).

Prima della costruzione del ponte translagunare i ciclisti dovevano quindi imbarcarsi a Rialto per Fusina o San Giuliano e solo lì potevano pedalare per le strade sterrate del veneto!

E Venezia fu punto di arrivo di molti turisti europei, soprattutto austriaci e tedeschi, che compivano i primi viaggi in bicicletta per il continente ma anche punto di partenza di veneziani che andarono alla scoperta del mondo attraverso le due ruote, come il conte Franco, il conte Balbi-Valier o addirittura le signorine Schierato che nel 1913 effettuarono l'avventura ciclistica Venezia-Nizza. Insomma, bici era avventura e passione.





La costruzione del ponte sulla laguna, che congiunge Venezia alla terraferma, ha rappresentato una radicale cesura col passato e ha modificato totalmente il rapporto dei veneziani con i mezzi di trasporto: da allora Venezia non è più stata un'isola e ciò ha sconvolto la città e i suoi rapporti con il mondo esterno. Giunse alla fine di un acceso dibattito e scontro filosofico - collegato al modo di concepire la città - tra passatisti e modernisti, cioè una battaglia dei difensori della tradizione e dell'insularismo veneziano contro i più strenui propugnatori della necessità di adeguarsi velocemente ai nuovi tempi.

A paladino dei passatisti, portavoce di coloro i quali vivevano come uno sfregio alla storia la rottura del glorioso (e aristocratico) isolamento, si eresse in quegli anni Pompeo Molmenti, che con numerosi scritti, interventi, articoli sui giornali, interrogazioni al Senato, sostenne una feroce battaglia destinata però alla sconfitta. Gli "antipontisti" infatti, con le loro polemiche e i conseguenti dubbi instillati nell'opinione pubblica, di certo ritardarono ma non impedirono la realizzazione della grande opera: il 7 luglio 1931 - sotto la direzione dell'ingegnere Eugenio Miozzi - i lavori presero l'avvio e solo due anni dopo, il 25 aprile 1933, il nuovo ponte venne inaugurato. Era il più lungo del mondo.

E a sottolineare il ruolo centrale giocato dalle due ruote, per festeggiare l'inaugurazione del nuovo collegamento stradale - battezzato dal regime Ponte del Littorio - si tenne il 24 settembre 1933 una grandissima sfilata di oltre 3000 ciclisti appartenenti a ben 76 gruppi e società di tutta l'alta Italia. Fu una vera festa del ciclismo, organizzata dal Dopolavoro Ferroviario provinciale: società ciclistiche lagunari in testa, in un clima festante e in un clangore di baionette, fasci littori, saluti romani, tricolori, bandiere, invalidi in carrozzella, camicie nere e altri simboli del regime, al suono della fanfara del veneziano Gruppo Enrico Toti, fascistissimi manipoli di giovani ciclisti sfilarono per tutto il pomeriggio lungo il ponte - rigidamente inquadrati - e provarono l'ebbrezza di giungere in pieno centro storico direttamente da Mestre.

A Piazzale Roma ad accogliere i manifestanti c'erano i più importanti gerarchi nazionali, i massimi rappresentanti dell'OND - Opera Nazionale Dopolavoro - e le più alte autorità cittadine. Insomma, forse ancor più dell'inaugurazione ufficiale di aprile, questa sfilata rappresentò il rito di iniziazione, di battesimo, di ufficializzazione dell'opera.





Nel secondo dopoguerra si riaccese il fermento ciclistico a Venezia: gran parte delle società sportive ripresero la loro attività. Delle due prime associazioni lagunari - Veloce Club Ciclistico Veneziano e Società Ciclisti Veneziani - si persero definitivamente le tracce, mentre Pedale Veneziano, Società Ciclistica Serenissima e Dopolavoro Ferroviario continuarono a essere affiliati alla federazione ciclistica.

L'effervescenza della ripresa contagiò positivamente gli ambienti sportivi e vennero a crearsi nuovi club: nel 1948 nacque l'Unione Sportiva Marghera - che due anni dopo muterà denominazione in Unione Sportiva Coin-Mestre diventando il sodalizio di punta per il ciclismo agonistico - e nei primi anni Cinquanta si costituì in centro storico l'Unione Sportiva San Marco. Sempre in quegli anni si assistette alla nascita di una società isolana, la Pedivella Giudecchina.

Erano anni in cui la vita del ciclista lagunare presentava ancora molte affinità con quella dei tempi pionieristici: la sede di partenza di una gara o di un raduno si raggiungeva rigorosamente in bicicletta, poi si partecipava alla competizione e al ritorno... pedalare. Non era raro accumulare anche 200-250 chilometri in una sola giornata. Poi venne il boom economico, l'asfaltatura delle strade, l'esplosione dell'uso delle automobili; solo più tardi, negli anni Settanta, più precisamente tra il 1973 e 1974, col periodo dell'austerity, si crearono le condizioni per una maggiore diffusione della pratica del cicloturismo e infatti in quel decennio sorsero nuove società, come l'UC Lido, il Gruppo Sportivo Al Majo, la Società Ciclistica Favaro Veneto e molte altre ancora.

Attualmente l'amministrazione comunale ha dimostrato una buona sensibilità nei confronti della bicicletta mettendo in atto il Biciplan, allestendo cioè a Mestre e dintorni alcuni itinerari ciclabili cittadini connessi tra loro in grado di garantire maggior sicurezza e accessibilità al traffico su due ruote.

Ma il ciclista lagunare - incontentabile - vorrebbe anche di più: ad esempio che si potenziasse la ciclabilità sull'isola del Lido, che si allestissero dei depositi-box collettivi nella stazione di Santa Lucia e a Piazzale Roma ove poter lasciare la bici, che si istituisse un servizio di bike-sharing a Piazzale Roma. E soprattutto che si sistemasse una volta per tutte il problema della pista ciclabile sul Ponte della Libertà, quell'indecente striscia di asfalto sbrecciato costellata di buche, tombini rialzati, autovelox spigolosi e tappezzata di detriti di autovetture incidentate.

Si parla di progetti futuri e futuribili, addirittura di una passerella in legno - di cui c'è già un progetto preliminare - totalmente separata dal ponte automobilistico, sospesa a fil di laguna, su palafitte. Realtà o fantasia? Chi lo sa! Sarebbe comunque la realizzazione di un sogno: pedalare sull'acqua.




Ciclismo Societa' Ieri
Le prime aggregazioni ciclistiche lagunari
  • Veloce Club Veneziano
  • Ciclisti Veneziani
  • Pro-Routier Autonomo Veneziano
  • Pedale Veneziano
  • Società Ciclistica Tessera
  • Società ciclistica Serenissima
  • Dopolavoro Ferroviario Venezia
  • Reale Società Canottieri Bucintoro e altre società ginniche

Società del recente passato
  • Unione Sportiva Coin Mestre
  • Unione Sportiva S. Marco
  • Pedivella Giudecchina
  • Società ciclistica Serenissima



Ciclismo Societa' Oggi
Società ancora esistenti
  • Pedale Veneziano
  • Dopolavoro Ferroviario Veneziano
  • U. C. Coppi Gazzera
  • Unione Ciclisti Lido
  • Gruppo Sportivo Al Majo
  • Società ciclistica Favaro Veneto
  • GS Prasecco Mestre
  • G.S. Cicloamatori Gazzera
  • G.S. Antonio Bevilacqua
  • Gruppo Ciclistico Mestre Mad Sport
  • ASCR San Giorgio Chirignago
  • Circolo Dipendenti Carive sezione ciclismo
  • Gruppo ciclistico Asseggiano
  • Team Breda
  • Polisportiva Arcobaleno - Trivignano
  • Amici della Bicicletta Mestre




 

Organizzazione data creazione: 9 maggio 2009

 
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